La fiducia nell’intelligenza artificiale applicata al mondo del lavoro c’è, ma non troppo in provincia di Venezia. È quanto emerge dal sondaggio condotto dall’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Venezia su un campione di 112 iscritti.
Stando ai dati, confrontati con quelli raccolti dal Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro (campione di 116 intervistati), solo per il 48,2% degli intervistati dal Cpo di Venezia ritiene che l’IA possa contribuire alla creazione di nuove competenze e posti di lavoro, contro il 66,7% degli intervistati a livello nazionale.
Anche l’aumento della produttività, con effetti potenzialmente positivi sui salari, è un’opportunità dell’intelligenza artificiale meno considerata nel Veneziano rispetto al dato nazionale, con un dato del 20,5% che va a scontrarsi con il 47% nazionale. Solo il 26,8% degli intervistati del Cpo di Venezia ritiene che l’applicazione dell’IA nei settori lavorativi comporterà maggiore sicurezza sul lavoro, mentre a livello nazionale il dato si attesta al 34,2%.
Maggiore invece la fiducia nel Veneziano per quanto riguarda l’intelligenza artificiale come risposta alla carenza di lavoratori che sempre più connoterà il mercato del lavoro nei prossimi anni: ad essere convinto di questa possibilità è il 25% degli intervistati, contro il solo 17,1% nazionale.
Tra i principali rischi derivanti dall’impatto dell’IA sul lavoro, il dato nazionale certifica che le maggiori preoccupazioni riguardano l’obsolescenza delle competenze (60,7%), la privacy dei dati (53,8%, veneziano 30,4%) e l’ampliamento delle disuguaglianze tra i lavoratori (46,2%). Quest’ultimo rischio preoccupa particolarmente anche gli intervistati veneziani (45,5%), insieme all’obsolescenza delle competenze (42%), ma soprattutto alla perdita di professionalità dovuta alla delega all’AI di funzioni cognitive (53,6%, nazionale 33,3%).
Per quanto riguarda l’effetto dell’IA sull’occupazione, il 47,3% degli iscritti all’Ordine dei Consulenti di Venezia ritiene che ci sarà tendenziale riduzione per effetto della sostituzione di molte attività (nazionale 16,2%). Più fiducioso il dato nazionale, che dimostra che il 66,7% crede invece che vi sarà una sostanziale stabilità, si perderanno lavori ma se ne creeranno di nuovi al tempo stesso (veneziano 36,6%). Simile invece la visione per cui vi sarà un tendenziale incremento dell’occupazione, per effetto della crescente domanda di nuove competenze dovute all’IA: 16,1% nel veneziano, 17,1% a livello nazionale.
La domanda in merito all’andamento dei sistemi di gestione HR basati sull’intelligenza artificiale nelle aziende entro il 2030 registra un dato simile alla media nazionale, seppur leggermente più sfiduciato a Venezia: a livello nazionale domina l’idea che si registrerà una forte crescita dell’utilizzo dell’IA nell’HR (43,6%, veneziano 40,2%), mente dal capoluogo veneto è più forte l’idea che si registrerà una crescita media (41,1%, nazionale 32,5%).
Il dato sul possibile impatto dell’IA su una serie di aspetti riguardanti il lavoro (efficacia politiche di gestione HR, produttività del lavoro, professionalità, qualità del lavoro, etc.) è generalmente positivo sia a livello nazionale che veneziano. Tra gli intervistati che valuta “Positivo e molto positivo” il possibile impatto dell’IA su alcuni aspetti del mondo del lavoro, la produttività del lavoro è certamente l’aspetto nel quale la maggior parte degli intervistate crede che l’intelligenza artificiale influirà di più (nazionale 92,3%, veneziano 72,3%).
Attenzione è stata data anche all’IA Act. Secondo il 58,9% degli intervistati del Cpo di Venezia e il 44% degli intervistati nazionali si tratta di uno strumento che fissa dei principi, ma del tutto insufficiente a regolamentare l’AI nelle nostre società.
Per il 57,1% degli intervistati veneziani una delle principali sfide che l’intelligenza artificiale pone al mondo del lavoro riguarda la gestione etica e responsabile dell’AI. A livello nazionale invece la sfida più importante per gli intervistati riguarda la definizione di un nuovo rapporto tra uomo e tecnologia nei contesti di lavoro 54,7%).
“L’intelligenza artificiale rappresenta certamente una vera e propria scommessa senza precedenti per moltissime realtà professionali – afferma il presidente dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Venezia, Luca Scalabrin –. Sulla base di come ne faremo uso potrà essere opportunità o pericolo – le preoccupazioni sono legittime –, ma qualunque valutazione più chiara in merito si potrà ottenere soltanto attraverso un’interazione sempre maggiore con questo strumento. In questo, la figura del consulente del lavoro giocherà un ruolo fondamentale di guida e sentinella: solo prestando attenzione alle esigenze delle aziende e dei loro lavoratori infatti sarà possibile capire quali saranno le vere sfide del futuro e come agire per rendere l’intelligenza artificiale uno strumento prezioso per il mondo del lavoro”.